Foto

Tour in Portogallo: scorci di Oporto

Scrive José Saramago nel suo Viaggio in Portogallo, libro consigliato dall’amica che mi ha accompagnato nella vacanza tra Oporto, Aveiro, Coimbra e Lisbona:

Il viaggio non finisce mai.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia
e ha detto: “Non c’è altro da vedere”
sapeva che non era vero.

Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si è visto in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di notte,
con il sole dove la prima volta pioveva,
vedere le messi verdi, il frutto maturo,
la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era.

Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli
e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.

Ponte Porto

Vista dal Ponte Luis I – Oporto

Biciclando sul Ticino

Geograficamente parlando, il TicinoTessin in tedesco e in francese, Tisín, Tesìn o Tzìch in lombardo e in piemontese – è un affluente di sinistra del Po lungo 248 chilometri.

Nasce in Svizzera e ha un triplice corso: la parte montana, ossia il Ticino Superiore, che scorre in territorio svizzero, la parte lacuale, che interessa il Lago Maggiore, e la parte pianeggiante, altrimenti detta Ticino Inferiore, che scorre nella Pianura Padana tra Piemonte e Lombardia.

Naturalisticamente parlando, il Parco del Ticino ha una superficie di oltre 91.000 ettari e comprende il territorio dei 47 comuni lombardi collocati lungo il tratto del fiume protagonista di questo post.
Tra i paesi ci sono quelli che circondano le mie campagne, quelle di Arluno, di cui già avevo scritto qualcosa. Sto parlando di Abbiategrasso, Trecate, Castelletto Ticino, Cuggiono, Motta Visconti, Morimondo, Vigevano, Tornavento e Bereguardo.

Non siate pigri in queste belle giornate di sole e regalatevi una biciclettata lungo le sponde di questo fiume  che, a dispetto delle tante leggende metropolitane sul suo conto, è uno dei meno inquinati del Belpaese.
Potrete conoscere la storia di paesi piccoli piccoli, ma orgogliosi della loro cultura storica e agricola, conquistata a suon di bonifiche iniziate ad opera dei monaci dell’Abbazia di Morimondo dall’anno Duecento in poi.

Ma, soprattutto, è un modo per avvicinarvi al potere rigenerante della natura e vedere meraviglie come quella che ho fissato nella fotografia qui sotto.

Naviglio Pavese

From Yellow To Blue

In tanti mi chiedono perché, visti i ritmi di lavoro scanditi da orari più o meno improponibili, non mi trasferisco da Arluno, dove ho la mia attuale mansarda, a Milano.
La mia risposta è tutta nella foto qui sotto. Spalancare le finestre ogni mattina e fare un piccolo tuffo nella natura.

Dobbiamo sempre tenere a mente la lezione di Henry David Thoreau nel suo Walking, un libricino di 60 pagine che consiglio a tutti.

La sopravvivenza di una città non dipende dalla rettitudine degli uomini che vi risiedono,
ma dai boschi e dalle paludi che la circondano
“.

From Yellow to Blue

Style lessons by a horse: blonde braid

Il cavallo è il più orgoglioso degli animali, perché non è servile verso il proprio padrone;
è più cortese, perché non è scontroso con gli estranei: non guarda in faccia nessuno
“.

Lo ha scritto il cavaliere italiano Alessandro Alvisi, vincitore di due medaglie di bronzo nell’equitazione ai Giochi olimpici del 1920 e del 1924.

Ed è la stessa cosa che mi è stata detta ieri da uno stalliere, prima di iniziare la mia prima “lezione” di equitazione. Diciamo pure che era una prova, ma aggiungiamo anche che mi è piaciuta parecchio e che ripeterò l’esperienza.

Intanto, guardate questo bel tipo qui sotto: è uno stallone, razza Haflinger. Ha dieci anni, color miele, una criniera dorata e una treccia perfetta. L’ho soprannominato – con somma fantasia lo ammetto – Blonde Braid

Haflinger

Emozioni alla lavagna: Composizione IX

A scuola, uno dei compiti che più mi metteva in difficoltà era quello proposto dalla mia professoressa di Educazione Artistica. “Guardate l’opera che vi mostro e scrivete sulla lavagna le sensazioni che vi trasmette. Basterebbe che scriviate la prima cosa che vi viene in mente”. Una cosa terribile per me, che come ho già detto in qualche post, sono una timida.

Timidezza a parte, l’attività mi risultava ostica perché la mia domanda era: “Come faccio in una sola parola a racchiudere quello che le immagini mi trasmettono?” Infatti, il più delle volte rimanevo gambe a penzoloni sulla mia sicura seggiola e facevo il possibile per evitare lo sguardo “dai dai” dell’insegnante.

Ora, faccio lo stesso giochetto a voi che leggete: che cosa vi trasmette la foto qui sotto? E’ il mio scatto – un po’ storto lo so – a Composizione IX di Wassily Kandinskij, opera realizzata nel 1939.

Stavolta inizio io a scrivere qualcosa su questa lavagna virtuale: esplosione, forme, colori, speranza, rabbia, estro, meduse, cerchi, piante grasse, fiori, cuori, arcobaleno, tavolozza, confusione, acqua, scacchiera, conchiglie, acquerello, sogno, surrealismo, passione, Mirò, linguaggio, pittura…

Composizione IX

Due bambine e… l’ignoto

Tempo fa ero nella sala d’attesa di un importante studio medico. L’ansia e l’impazienza che non mi lasciavano in pace sono state messe a tacere da questa foto in bianco e nero. Non conosco l’artista che l’ha scattata, ma saperlo non cambierebbe nulla.

Rispecchiarsi in una foto si può. Occhi vividi, bocche spalancate, stupore, sgomento, furbizia, forza, spavento che non blocca l’azione sono alcune delle sensazioni che mi appartengono.

Vorrei sapere cos’è o chi è quel qualcosa che le due bambine qui sotto hanno visto o sentito. Ma è ancora meglio se me lo invento da me.

Ritratto di bambine

Io sto con i pastori tedeschi

Memorie di un pazzo è uno de I racconti degli Arabeschi, poi confluiti nei Racconti di Pietroburgo. E’ lì che lo scrittore e drammaturgo russo Nikolaj Vasil’evič Gogol’ scrive:

Da tempo avevo il sospetto che i cani fossero più intelligenti degli uomini; ed ero perfino convinto che potessero parlare, ma che, soltanto, ci fosse in loro una specie di cocciutaggine.
Sono dei grandi politiconi: osservano ogni cosa, non perdono una sola mossa di una persona
“.

Io ho un allevamento di pastori tedeschi da oltre dieci anni. Vivo con i cani da quando sono piccola, conosco tutte le loro espressioni, attribuisco il corretto significato ad ogni guaito, corro, gioco e mi diverto con loro. Li ho anche allenati perché potessero partecipare ad esposizioni di bellezza e di lavoro. Ho cura di loro.
Il mio non è un semplice: “Mi piacciono i cani“. E nemmeno: “Ho una passione smodata per i cani di razza X“. Il mio è amore incondizionato.

Perché? Lo dice bene Gogol’. La sua è l’unica descrizione, tra le tante, che meglio rappresenta questi splendidi animali.
Lo spirito di osservazione è il vero motore del mondo. C’è bisogno di aggiungere altro?

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